Sparare, correre e sparare
Quanti titoli videoludici possono essere descritti con “Sparare, correre e sparare?” eppure, anche se questa descrizione calza a pennello e non si può definire errata, risulta riduttiva. Davvero tutto quello che sto facendo durante la mia esperienza ludica si riassume in due parole che si alternano ciclicamente?
Ovviamente no, ogni evento può essere definito con poche parole, una descrizione scheletrica, che evidenzia esclusivamente la realtà percettiva dal punto di vista di uno spettatore “passivo”. Sarebbe come raccontare un film dicendo che per due ore ho visto “vari personaggi parlare tra di loro ed eseguire diverse azioni“. Corretto da un punto di vista semantico e proposizionale ma vuoto di contenuti, non ho in alcun modo trasmesso la mia esperienza (ovviamente ci sono eccezioni, la forma dell’enunciato con cui ho descritto il film, potrebbe sottointendere che era talmente noioso che sarebbe inutile dilungarsi con altri dettagli).
Perciò cosa si nasconde tra gli spazi di “Sparare, correre e sparare?“. Un mondo di cose, mentre giochiamo riceviamo talmente tanti stimoli che sarebbe impossibile (e soprattutto non ne avrei le competenze) fare una disanima completa e soddisfacente di un evento così complesso, che mette in gioco tutta la nostra sfera percettiva e motoria. Quindi dove voglio andare a parare? Non lo so nemmeno io, lasciati da parte i vari processi fisiologici e neurologici rimane un aspetto fondamentale dell’esperienza: le emozioni.
Quando avevo 9 anni, per la prima volta nella mia vita, mi sentivo il colpa a schiacciare con l’auto i poveri passanti in GTA 3. Non so cosa sia scattato in me, probabilmente avrò vissuto un’esperienza particolare in quel frangente di vita, fatto sta che il senso di colpa ha cambiato il mio modo di giocare, trasformando il mio io giocatore da pazzo scatenato con una Camaroo a pacato cittadino di Liberty City. L’emozioni suscitate da un certo titolo videoludico fanno parte dell’esperienza tanto quanto il level design di un livello: che sia il camminare a rilento sulla USS ishimura per paura dei Necromorfi o il voler aggirare i nemici su The Last Of Us 2 senza ucciderli perchè ti sentiresti in colpa, il tuo stato d’animo in quell’esatto momento ti fa prendere scelte diverse.
Sarà la natura interattiva del medium videoludico ma poche prodotti riescono a regalarmi certe senzazioni, entrare in un altro mondo e reagire agli stimoli che questo mondo mi dà è un’esperienza unica, che tutti dovrebbero provare una volta nella vita, se solo si riuscisse a togliere dalla percezione generale che i videogiochi sono solo “Sparare, correre e sparare“.
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