Le Cronache del Dado ep. 0



 La notte era passata e le prime luci dell'alba delineavano le alte mura della capitale del Nightlund. Le ultime imbarcazioni avevano raggiunto la spiaggia della baia di Kalaman. Un tetro silenzio accompagnava il rilassante scroscio delle onde sulla sabbia. Sarebbe stata una perfetta mattinata estiva se soltanto gli abitanti di Vogler non avessero perso ogni cosa. Un ragazzo stava cercando di tirare la sua imbarcazione sulla spiaggia, ma più tirava e più i suoi piedi affondavano nella sabbia bagnata impedendogli di riuscire nel suo intento. Un uomo anziano sedeva a bordo, mentre fissava in direzione del mare. "Lascia fare a me ragazzo" disse Percival prendendo saldamente la cima legata alla prua della barchetta. Il ragazzo lo guardò ma non lasciò la presa, e insieme tirarono l'imbarcazione sulla terra ferma. "Grazie signore" disse apaticamente il ragazzo. Percival aiutò l'anziano a scendere dalla barca. Era come se l'uomo fosse completamente assente, come se la sua anima fosse rimasta tra le fiamme che avevano bruciato Vogler. "Signore, il resto degli abitanti è più avanti sulla spiaggia, hanno tirato su un piccolo accampamento di fortuna. Vada a riposarsi là, le farà bene", provò a dirgli Percival. Il signore annuì a malapena e si appoggiò alla spalla del ragazzo. Il giovane si girò a guardare il cavaliere di Solamnia, "mi dispiace per mio nonno", fece, "mia madre è morta laggiù, non sono riuscito a tirarla fuori dalle macerie di casa, adesso tocca a me badare al nonno", alcune lacrime gli rigavano il viso, Percival si abbassò e gli mise una mano sul braccio, "ciò ti fa onore ragazzo, sono sicuro che tua madre sarebbe fiera di come stai affrontando questa tragedia". Il ragazzo non disse nulla, guardò solamente il cavaliere negli occhi, dopodiché si girò e si incamminò verso l'accampamento.

"Dannato Esercito del Drago. Dannate divinità. Dannata Traksis", Mogh stava imprecando tra sé e sé mentre sistemava la sua Nami. Piumino, che lo stava aiutando, stava in silenzio, incapace di comprendere il perché di tutto quel male, se le divinità erano tornate perché non avevano impedito tutto questo? Perchè toccava sempre agli uomini sistemare ciò che gli Dei causavano? Suo padre non credeva nell'antico Pantheon, se un uomo può prendere una scelta non è per volere degli Dei, ma è solamente per la sua stupidità o per la sua saggezza, era solito dire. Piumino pensò che tutto il mondo fosse stupidamente stupido in questo momento. Anche Baltazar era più silenzioso del solito, aveva sempre pensato di passare i suoi ultimi giorni immerso nelle sue pergamene, al sicuro nella sua torre. Mai avrebbe pensato di dover affrontare una tale crisi, ma essere un mago dell'Ordine dell'Alta Stregoneria voleva dire farsi carico di certe responsabilità. Guardò Mogh, era evidente che quello strano goblin non avesse idea di cosa avesse fatto per acquisire i suoi poteri, ma Baltazar stava incominciando ad avere una teoria. "Ho finito", disse Mogh, asciugandosi il sudore dalla fronte. Il sole era uscito da dietro il promontorio su cui si ergeva la città di Kalaman e il caldo aveva incominciato a farsi sentire. Baltazar fece un sospiro e si alzò in piedi, "raggiungiamo gli altri allora, Becklin ci ha affidato una missione se non ricordo male".

Il sindaco Raven stava aiutando gli ultimi arrivati a sistemarsi, quando vide il gruppo arrivare. Non c'era bisogno di dire alcuna parola, nello sguardo del sindaco si poteva vedere con estrema trasparenza il rispetto e la gratitudine che provava nei loro confronti. Fu Darrett a parlare, mentre stava fissando alcuni lacci di una tenda ai picchetti, "ragazzi! Mogh! Quanto sono felici di vedervi vivi, sapete mica...", dovette trovare il coraggio per finire la frase, "sapete se Becklin ce l'ha fatta?". Percival fece due passi in avanti verso il ragazzo, in mano aveva l'elmo di Becklin. Quando Darrett lo vide distolse per un attimo lo sguardo, era troppo doloroso per lui. "Non sappiamo se ce l'abbia fatta o meno, è rimasta fino alla fine facendoci guadagnare il tempo necessario per fuggire. L'elmo lo ha consegnato lei stessa ad un uomo di Cudgel, perciò per quanto ne sappiamo è ancora viva, poi", continuò Percival, "non è il tipo di persona da farsi sconfiggere facilmente, no?". Finì di parlare e dette l'elmo da cavaliere di Solamnia a Darrett che lo prese come se fosse un fragile oggetto di vetro tanta fu la cura con cui lo maneggiò. Mogh si avvicinò ai due, "e non è tutto caro Darrett, Becklin aveva un'altra cosa per te" fece guardando Percival e indicando con la testa la borsa sulle spalle del cavaliere. Percival fece un accenno di sorriso e poggiò lo zaino per terra. Lo aprì con calma e lo svuotò del suo contenuto. "Questa è per te Darrett, una vera armatura da cavaliere di Solamnia". Darrett non credeva a ciò che aveva davanti e non riuscì a trattenere le lacrime che aveva represso fino ad ora. "Ovviamente dovrai guadagnarla prima di poterla indossare. Non si tratta solamente di un'armatura. Questo metallo è un simbolo e un giuramento. Onore vuol dire mettere gli altri prima di se stessi, perciò una volta indossata sarai lo scudo delle persone più deboli e la spada delle persone indifese. Ma sono certo che Becklin ti abbia già insegnato i nostri valori". Darrett si asciugò le lacrime e prese il pettorale in metallo dell'armatura, non disse nient'altro, tornò semplicemente ad aiutare gli altri abitanti. Baltazar, che nel frattempo si era messo a sedere su una cassa, annuiva con soddisfazione, "caro Percival, non avrai di certo la saggezza di un mago, ma di sicuro non hai nulla da invidiare ai filosofi in quanto a retorica". Piumino sembrava d'accordo con il commento del mago, visto che stava annuendo in assenso, ma molto probabilmente non aveva mai sentito parlare di questa "retorica" né capiva tutti questi discorsi sul sacrificio e l'onore, per come la vedeva lui era il più forte a sopravvivere, non colui che si sacrificava per gli altri. Era un ragionamento che non trovava la giusta conclusione nei suoi pensieri. "Scusatemi se non vi ho parlato prima ma ci sono troppe cose da fare" era il sindaco Raven, si era presa un momento di pausa dal lavoro estenuante, "non mi dilungherò in ringraziamenti, sappiamo tutti che vi dobbiamo la vita. Ci sono questioni più urgenti da dover discutere e, ahimè, non né ho le forze né il tempo. Lord Bakaris e suo figlio si sono diretti verso Kalaman, non so cosa abbia in mente ma di sicuro non porterà nulla di buono". Baltazar si alzò in piedi, "stavamo giusto pensando di fare una visita al governatore Miat. Ciò che è successo a Vogler non può essere una casualità e deve essere raccontato con estrema minuzia al concilio di Kalaman. Per come la vedo io, tutto il Nightlund è in estremo pericolo". Il sindaco Raven annuì, aveva gli occhi stanchi e le tremavano le gambe, ma c'era una volontà di ferro nel suo sguardo, "molto bene allora, andate pure e fatemi il piacere di portare Darrett con voi, il ragazzo ha bisogno di fare una pausa, se continua così cascherà a terra per la stanchezza".

Le alte mura di Kalaman distavano circa due miglia dall'accampamento sulla spiaggia, ma già da questa distanza si poteva intravedere il maestoso castello che si ergeva al centro della città. Costruito prima del cataclisma, aveva resistito a centinaia di assedi e, soprattutto, aveva resistito allo spietato scorrere del tempo. Intorno alle mura, enormi statue raffiguranti dei soldati osservavano verso nord, come delle sentinelle che scrutano l'avvicinarsi del nemico. Prima di raggiungere il cancello ovest della città si doveva attraversare un quartiere disseminato di baracche in legno, dove la povertà faceva da padrone. Ma anche in queste condizioni sembrava che gli abitanti non fossero intenti in alcuna attività criminale, piuttosto guardavano i nuovi arrivati con la genuina curiosità di chi conosce solamente i confini del proprio paese. Davanti al cancello una guardia osservava le persone che entravano nella città, fermando ogni tanto qualcuno per degli accertamenti. Il gruppo attraversò senza problemi e si ritrovò in mezzo alle strade di Kalaman. Dovettero fermarsi alcuni attimi prima di proseguire: arazzi blu e argento adornavano gli alti palazzi, sventolando al dolce vento estivo. Le bancarelle colorate e i ricchi negozi avevano attirato sin dalle prime ore del mattino fiumi di clienti, ognuno intento a comperare il necessario per affrontare la giornata. Alcuni bambini correvano tra le vie impugnando spade di legno, simulando ciò che poco fa aveva completamente stravolto la vita ad un villaggio intero. Come era possibile che una scena del genere, piena di vita e colore, creasse dei sentimenti così contrastanti? Eppure lo faceva. Nessuna di queste persone sapeva di Vogler, tantomeno della sofferenza dei suoi abitanti. Baltazar fu il primo a parlare, "benvenuti al Faro dell'Est ragazzi miei. La città di Kalaman, capitale della provincia del Nightlund". Davanti a loro, sopra un altura, il castello di Kalaman torreggiava sull'intera città. Era talmente grande che se anche non fosse stato costruito su di un promontorio, avrebbe comunque eguagliato le mura in altezza. Dopo aver camminato per alcuni minuti raggiunsero il primo cancello che dava l'accesso alla fortezza. Era posto all'inizio di una lunga salita e una guardia stava in piedi davanti ad esso, squadrando il gruppo di avventurieri. Erano in condizioni disastrate: feriti, sporchi e con i vestiti laceri. Non proprio il giusto modo di presenziare al Concilio.
"Motivo della visita?" chiese la guardia. Percival si fece avanti mostrando in bella vista la sua armatura Solamnica, "veniamo dal villaggio di Vogler, abbiamo notizie urgenti da discutere con il concilio". La guardia si girò e incominciò ad armeggiare con la serratura del cancello, "ne sono al corrente. Un nobile e suo figlio sono già stati accolti dal governatore Miat". Mogh alzò gli occhi al cielo, "dannato Bakaris".

Le sale del castello non mostravano un inutile sfoggio di ricchezza, quello che traspariva era piuttosto un eco del passato. Dipinti di antichi cavalieri ornavano le pareti di roccia e i lunghi corridoi venivano attraversati da tappeti finemente decorati. Dopotutto Kalaman era conosciuta per non essere mai stata espugnata e il suo retaggio militare faceva da padrone nell'estetica del castello. Alcune guardie mostrarono la strada per la sala del concilio al gruppo. Dopo alcuni minuti giunsero in un giardino interno. Una piccola fontana rinfrescava la calda aria estiva e alcuni uccellini si stavano dissetando da un piccolo abbeveratoio. Un soldato di Kalaman era di guardia davanti alle scale che portavano nella sala del concilio. "Anche se abito a Kalaman non sono mai stato dal concilio", disse Baltazar mentre proseguiva in direzione delle scale. "Che avrebbe da dire un vecchiaccio come te ai nobili del concilio?". Una voce acuta, quasi fastidiosa, ruppe la calma del momento. Gli uccellini smisero di bere e volarono via. In cima alle scale, un ragazzino dai capelli biondi stava con le braccia conserte, osservando con disprezzo il gruppo di avventurieri. "Il bastardo di Bakaris", disse a denti stretti Mogh. "Come hai detto essere immondo?", rispose stizzito Bakaris il Giovane. Si sistemò il mantello e incominciò a scendere le scale, "non avete motivo di essere qua mentecatti. Mio padre sta già parlando al concilio e non hanno bisogno dell'opinione di quattro strampalati come voi". La guardia fece passare il ragazzo senza alcun commento e Mogh gli andò davanti, "senti Bakarello, se tu e tuo padre aveste dato anche il minimo aiuto al posto di scappare, forse si sarebbero salvate più persone, codardi che non siete altro!". La voce del goblin si alzò. Il Giovane fece una risatina sprezzante, "e per cosa? Morire per salvare la vita di alcuni plebei?". Mogh gli stava per tirare un pugno quando Percival lo fermò. Il goblin tornò verso il resto del gruppo, "se morivate voi era decisamente meglio", disse a voce bassa, ma comunque abbastanza alta da farsi sentire. Il ragazzo sembrava divertito dalla scena. Adesso Percival gli era davanti, furioso. "E tu? Dovresti essere un nobile, cosa ci fai in mezzo a questa insulsa plebaglia?", gli disse il Giovane. L'aria tremò intorno al cavaliere di Solamnia. I suoi occhi brillarono di una luce bluastra. "Le persone che chiami plebaglia hanno combattuto con onore e hanno rischiato la loro vita per gli abitanti di Vogler. I tuoi compaesani. Come potete, tu e tuo padre, esseri così ciechi a tutto il dolore che avete deciso di ignorare?". Il Giovane Bakaris, da prima con la schiena dritta e il mento alto, aveva abbassato lo sguardo e si era ritratto all'indietro. Percival gli si avvicinò ancora di più, "per come la vedo io, non c'è nulla di più spregevole al mondo che due codardi che lasciano donne e bambini a morire". Dopodiché il cavaliere fece una finta come per colpirlo e il ragazzo fece un passo all'indietro ma inciampò su qualcosa e cadde per terra. "Cosa è stato?", disse toccandosi dolorante il didietro. Mogh fece un sorrisetto, "il tuo culo sta diventando peso come quello di tuo padre?". Il soldato non riuscì a trattenere una risatina. Il Giovane Bakaris si alzò in piedi, completamente rosso nel viso. Ma quando rialzò lo sguardo e incrociò quello di Percival divenne bianco. "Adesso vai via di qua e vedi di starci almeno a dieci passi di distanza la prossima volta", disse minaccioso il cavaliere. Il ragazzo ebbe la giusta idea di non dire nulla e uscì dal giardino. "Non sapevo potevi essere così cavaliere Percival", disse scherzoso Darrett. Baltazar, invece, si avvicinò a Mogh, "non dovresti usare quell'imp per fare lo sgambetto ai nobili che ti stanno antipatici" gli sussurrò. Il goblin lo guardò un po' imbarazzato, "ma no Baltazar, ti stai sbagliando. Non è un imp è il mio amico delle foreste!". Il mago gli dette una pacca sulla spalla, "amico o no, io e te dobbiamo parlare dopo. C'è un'amica in città che potrebbe calmare le acque mosse nel tuo animo e darci una risposta su cosa sei". Anche Mogh ricambiò la pacca, "sono Mogh, Baltazar! L'amichevole goblin pescatore di quartiere!". Il mago rise davanti alla leggerezza con cui Mogh affrontava la vita, ma dentro di lui sapeva che c'era poco da scherzare con certe cose.

"Avanti!", urlò una voce all'interno della stanza. La porta ornata si aprì e il gruppo di avventurieri entrò nelle sale del concilio. Un lungo tavolo occupava gran parte della stanza, alcune porte, ai lati, conducevano probabilmente ad altri locali del castello. Otto persone dall'aspetto serio sedevano al tavolo, in fondo allo stesso, un alto uomo dai capelli biondi si alzò dando il benvenuto al gruppo, "benvenuti ospiti! Sono il governatore Calof Miat. Il vostro leader", quando disse questa parola gli avventurieri guardarono con astio l'uomo seduto davanti a loro. "Lord Bakaris ci ha fornito un dettagliato resoconto di quanto successo. Una terribile notizia invero. Ma ci ha anche detto della sua formidabile azione di difesa, davvero encomiabile! Ditemi, avete intenzione di colpire subito il vostro invasore?". Il gruppo rimase in silenzio. Sapevano che Lord Bakaris era un uomo viscido, ma non fino a quel punto. Baltazar si schiarì la voce, "signor Governatore e signori del concilio, sono Baltazar Dan Inkstone, mago delle Vesti Rosse. Non vorrei darvi una brutta notizia ma ciò che vi è stato raccontato dal qui presente Lord Bakaris corrisponde a metà del vero e un quarto al falso". Il concilio, che era formato dai rappresentanti delle varie gilde cittadine, guardò il mago e incominciò a borbottare. Lord Bakaris dette un'occhiataccia al gruppo e in particolare a Mogh, che la ricambiò volentieri. "Ordine ordine!", esclamò il governatore. I membri del concilio fecero silenzio. "Molto bene", continuò Calof Miat, "perché mai Lord Bakaris dovrebbe averci rivelato informazioni false signor Inkstone?". "Non conosco le motivazioni del nobile Bakaris ma conosco soltanto la verità, visto che abbiamo combattuto faccia a faccia con il nemico sul campo di battaglia, mentre il Lord era al sicuro con donne e bambini".  Bakaris provò a rispondere ma il mago continuò il suo discorso, "ebbene ciò che abbiamo affrontato era un vero e proprio esercito, composto da umani e creature che abbiamo battezzato draconidi. Racconta ciò che hai visto Piumino". Il ranger non si aspettava di dover intervenire in un contesto del genere. Fece due timidi passi verso il grande tavolo e disse, "ero in cerca di tracce quando ho raggiunto un punto che si affacciava sulla valle nord di Solamnia. Ho visto centinaia, se non migliaia, di tende. Tutte occupate da queste creature simili a lucertole". Una donna in armatura stava in piedi accanto al governatore, aveva la classica postura di un soldato. Sembrava molto più interessata al racconto di Piumino di quanto lo fossero stati il consiglio e il governatore. Baltazar riprese la sua argomentazione, "questo esercito, che si fa chiamare Esercito del Drago, dice di agire per conto di Thakisis", il mago fece una pausa per vedere l'effetto del nome appena rivelato al consiglio, ma nessuno si scompose. "Così era conosciuta la Dea malvagia superiore, la cosiddetta Regina dei Draghi". Lord Bakaris non riuscì più a trattenersi, "che baggianate! Signori del concilio, non state a sentire le farneticazioni di questo vecchio, io-". "Faccia finire il mago, Lord Bakaris. La prego", la donna in armatura zittì Bakaris. Nelle sue parole si poteva percepire appena una leggera ostilità. "La ringrazio, signora?", chiese Baltazar. "Sono il Marshall di Kalaman, Vendri. Continui pure". Il mago riprese per l'ennesima volta a parlare, "se l'Esercito del Drago risponde veramente agli ordini di Thakisis, non sarà solamente Kalaman ad essere in pericolo. Ma tutto il continente di Krynn". I membri del concilio, di nuovo, borbottarono tra di loro. Un nano, con la barba legata in una lunga treccia, disse "come possiamo credere che una delle antiche divinità sia tornata? Avete prove che assecondino quanto dite?". Tutto il gruppo guardò Percival. Fece un passo un avanti, "signori del concilio, mi chiamo Percival Brightblade. Non sono qui come rappresentante dei cavalieri di Solamnia ma mi presento a voi come difensore di Vogler. Quanto dice il mago Baltazar corrisponde al vero". Finì di parlare e intorno a lui si formò un'aura bluastra. All'unisono, i membri del concilio fecero un'esclamazione di meraviglia. "Questo è il potere che ho ricevuto da Paladine. Dio della giustizia e della redenzione. Sulla baia di Kalaman si sono accampati i sopravvissuti dell'attacco a Vogler. Quello che chiediamo è protezione per quelle povere persone che hanno perso tutto. Sono certo che il concilio di Kalaman sarà così generoso da offrirla.", concluse Percival. Il governatore Miat aveva un'aria dubbiosa, sembrava stesse decifrando un rompicapo da quanto era concentrato a pensare, "ho sentito tutte le vostre argomentazioni e adesso il concilio dovrà prendere una decisione, per favore uscite tutti. Verrete richiamati a breve".

Passarono circa quaranta minuti e le porte della sala del concilio si riaprirono. Lord Bakaris, che non era uscito. era chiaramente insoddisfatto di qualunque scelta il concilio avesse preso. La prima a parlare fu Marshall Vendri, "ci sono voci di un esercito inarrestabile che sta conquistando le terre ad est. All'inizio pensavo fossero solo dicerie, gruppi di razziatori che avevano messo a ferro e fuoco alcuni villaggi. Ma se quanto dite corrisponde alla verità, dovrò dare per vere anche le voci che provengono da est. Il concilio ha deciso di dare asilo agli abitanti di Vogler e su questo avete anche la mia parola. Però, in cambio, pretende che voi entrate a far parte dell'esercito di Kalaman. Occuperete un ruolo speciale all'interno delle forze armate. Prenderete direttamente gli ordini da me, anche se formalmente sarete considerati ufficiali minori. Domande?". "Se é ciò che serve per riconquistare Vogler, presteremo giuramento", rispose con fermezza Mogh. "Molto bene", disse il governatore Miat, "andate pure ad avvisare gli abitanti di Vogler e quando sarete pronti tornate al castello, Marshall Vendri ha altro da discutere con voi". Il gruppo fece un leggero inchino prima di uscire dalla stanza. "Prima che usciate", fece Vendri, "avrei il desiderio di parlare con quel ragazzo. Come ti chiami a proposito?". In un primo momento Darrett non fece caso alle parole del Marshall, poi si accorse che i suoi compagni lo stavano fissando. "Parla con me signora?", disse incerto. Vendri gli si avvicinò, "quando dico ragazzo sicuramente non mi riferisco al mago, ragazzo". Darrett divenne rosso in viso, "Darrett Hightower signora". "Molto bene Darrett Hightower, seguimi", gli ordinò il Marshall. Mentre la coppia si allontanava, Darrett si girò per guardare il gruppo di avventurieri in cerca di coraggio. Mogh lo guardava con entrambi i pollici alzati, "non farci fare brutte figure Darrett!", gli urlò dietro.

Una volta usciti dal castello, il gruppo si ritrovò nuovamente tra le vivaci strade di Kalaman. Arrivati ad un incrocio Baltazar si fermò, "Mogh, noi due andiamo di qua. Ti avevo accennato all'incontro con la mia amica, ebbene é giunto il momento". Il goblin deglutì, "non pensavo fossi un tipo da vigliacche Baltazar. Ma che ti devo dire, un vizio é un vizio!". "Che cosa sono le vigliacche?", chiese  Piumino. Percival sospirò, "sono uno dei tanti modi di chiamare...le donne che praticano il piú antico lavoro al mondo Piumino, un po' volgare come termine". Ancora una volta la confusione crebbe nel Kenku, "Gromz mi diceva sempre che il lavoro piú antico del mondo era fare il cacciatore. Ogni tanto andava dalle cacciatrici infatti". Mogh scoppiò in una risata, "sei troppo simpatico Piumino!". "Forza basta con le stupidaggini goblin! Sbrighiamo quello che c'é da fare e andiamo a dormire!". Mentre la strana coppia si allontanava tra la folla, Percival e Piumino si guardarono e videro in che stato era ridotto il loro equipaggiamento. "Pensi quello che penso io Percival?" domandò Piumino. "Strano a dirsi ma mi sa di sì amico mio. Dobbiamo aggiustare le nostre armature e affilare le nostre spade. Conosco il posto giusto per farlo". Un fumo denso usciva dal grande comignolo di uno dei due edifici che componevano la forgia dei cugini Hammerstrike. Una nana dall'aspetto cordiale accolse Percival e Piumino, "Tiria Hammerstrike, al vostro servizio". "Piacere, sono Percival Britghblade, questo é il mio compagno Piumino. Come vede abbiamo passato dei brutti momenti e il nostro equipaggiamento avrebbe bisogno di una sistemata". La nana sporse dal balcone per osservare meglio le armature della coppia. "Siamo...ehm, siamo membri dell'esercito di Kalaman, tipo ufficiali o una cosa simile. Abbiamo degli sconti o qualcosa del genere?", chiese titubante Piumino. La nana si ritirò nuovamente dietro il balcone, "allora é tutto un altro paio di maniche! Vi basterà portare una richiesta formale firmata e timbrata da Marshall Vendri e vi daremo tutto il necessario". "La cosa non vale per te cavaliere di Solamnia", un nano, basso e tarchiato, uscì dall'edificio che conteneva la fornace, "quello che indossi é metallo Solamnico, per lavorarlo avrò bisogno dello stesso metallo. Portamelo e poi vedremo il da farsi". "Sospettavo non fosse così semplice", rispose Percival.

"Eccoci qua. Wyhan sono Baltazar!". La farmacia di Wyhan era molto particolare. Ampolle, vasi con piante esotiche e cimeli portafortuna riempivano ogni scaffale presente nel negozio. Una donna sulla quarantina, che indossava una lunga veste nera, uscì dal retrobottega scostando alcune tendine a perla. "Ben ritrovato Baltazar, vedo che sei andato all'avventura alla fine. Il tuo amico sarà fiero di te". "Ahimè, Ispin é passato a miglior vita cara Wyhan. Che la sua anima ci sorvegli sempre", rispose sconsolato Baltazar. "Mi dispiace sentirlo, vecchio amico. Ma che posso fare per te e per il tuo amico goblin?", disse Wyhan mentre si avvicinava a Mogh. "Io farò un po' di spese. Riguardo al goblin invece, dovresti aiutarmi a capire con che tipo di entità il nostro stolto ha strinto un patto". Mogh, visivamente nervoso, osservava facendo finta di nulla alcuni ciondoli in una teca. "Forza Mogh, puoi fregare gli altri ma non la dai a bere a me. Vieni qua. é per il tuo bene" disse Baltazar. "E va bene, facciamoci controllare. Erano meglio le vigliacche che un controllo dal dottore", ripose arrendendosi Mogh. La maga avvicinò le sue mani sulle tempie del goblin, "tranquillo, non farà male. Svuota i pensieri e concentrati su di me. Bravo, così". In un attimo Mogh venne catapultato nei suoi ricordi. Vogler era piena di vita. Aveva vinto l'ennesimo premio per il miglior pescatore. Poi ricordi confusi. Una barca che si ribaltava. Infine l'oscurità delle profondità marine. Un tentacolo lo avvolgeva. Echi di parole femminili attraversavano le acque tenebrose. E riemerse. "Irresponsabile di un goblin!", esclamò Wyhan, staccandosi da Mogh. "Sai che cosa hai fatto? Hai stretto un patto con Zeboim!". "La dea malvagia delle profondità?" disse con un velo di preoccupazione Baltazar. "Se ricordo bene é una delle figlie di Thakisis. Perché dovrebbe garantirti i suoi poteri andando contro la sua stessa madre?". Mogh fece spallucce, "e io che ne so Baltazar, sei tu quello sveglio". Wyhan fece una risatina, "le antiche divinità agiscono in modi che non possiamo comprendere. Mi meraviglio di te goblin, una persona non addestrata alle arti magiche avrebbe perso il senno dopo pochi giorni nelle tue condizioni. E anche se sei un po' eccentrico mi sembra che tu ci sia con la testa". "Dovrebbe essere un complimento? ", rispose scocciato Mogh. Baltazar posò alcune monete d'oro sul balcone, "grazie di tutto Wyhan". Wyhan prese le monete e le rese a Baltazar, "per questa volta offro io, ma quando tornerai esigo delle risposte su questa faccenda". Mentre uscivano, Mogh dette una leggera gomitata a Baltazar, "te la facevi quella eh?". Il mago si guardò alle spalle, "sono un tipo all'antica Mogh. Detesto il lifting magico".

Il gruppo si ritrovò all'ingresso di Kalaman e si incamminarono verso l'accampamento. Gli abitanti di Vogler avevano finito di portare i loro pochi averi sulla spiaggia e, in silenzio, si stavano riposando. Il sindaco Raven vide arrivare Mogh per primo. "Mogh, ditemi che vi hanno ascoltato". Il goblin voleva restare serio ma non riusciva a trattenere il sorriso, "sindaco Raven. Sono un ufficiale di Kalaman ora!". Il sindaco Raven rimase senza parole, tutto si aspettava che una risposta del genere. "E quindi?", incalzò gentilmente il goblin. "E quindi", continuò Percival, che nel frattempo era arrivato con gli altri, "Kalaman vi darà asilo. A breve arriveranno alcuni carri per prendere i vostri averi. Verrete sistemati nel quartiere al di fuori delle mura, ma la Marshall si é assicurata che sarete protetti come il resto degli abitanti". Il sindaco Raven non riuscì a non abbracciare il cavaliere di Solamnia e scoppiò in lacrime, "non vi ringrazierò mai abbastanza, siete stati la nostra salvezza e continuate ad esserlo. E io, in qualità di sindaco dovrei essere come voi ma non ho le forze". "Raven", fece Mogh, "sei riuscita a tenere uniti quelli rimasti, gli hai dato speranza. Senza di te nessuno si sarebbe salvato, compresi noi. Perciò datti una sistemata e su con la schiena. Vogler ha bisogno di te!". Il sindaco annuì e si asciugò le lacrime. Si mise in piedi su una cassa ed esclamò, "preparate le vostre cose, stiamo per spostarci. Kalaman ci accoglierà!". 

"Dove é Darrett, signora?", chiese Percival. L'ufficio di Marshall Vendri era completamente spoglio: al centro della stanza c'era una piccola scrivania ricolma di fogli e pergamene. Un manichino spoglio giaceva in un angolo e una grande mappa della regione di Kalaman era appesa ad un muro. "Ho messo alla prova il ragazzo e come avevo intuito si é dimostrato un valido candidato. Al momento é con il sergente istruttore per imparare le basi della sua nuova occupazione. L'addestramento reclute". "Ah", rispose incredulo Percival. "Quanto a voi", riprese il Marshall, "i vostri alloggi sono al quarto piano, insieme a quelli dei soldati. Usateli pure come volete. Adesso raccontatemi con i minimi dettagli cosa é successo a Vogler". Baltazar raccontò tutto con la maestria e la precisione di un insegnante che spiega ai suoi alunni. Raccontò del tradimento sull'Alto Colle, delle caratteristiche dei draconidi e il loro modo di combattere e infine del micidiale marchingegno usato per radere al fuoco la città. Vendri si avvicinò alla parete e staccò la mappa, posandola sulla scrivania. "Forse so da dove proviene quel marchingegno", prese una puntina e la piantò a sud di Kalaman, in una piccola radura nella foresta. "Qua vive Tatina Rookledust, una gnoma inventrice. So che costruisce ogni tipo di marchingegno, molto probabilmente lei può aiutarci. Perciò vi affido la vostra prima missione. Contattate Tatina e visto che ci siete scortatela al castello. Un'inventrice ci farebbe comodo". Prese una pergamena dalla scrivania e la porse al gruppo, "una mappa della regione, immagino vi servirà". Piumino la prese e la ripose nella sua sacca, "scusi signora, ci sarebbe un'altra questione. Avrei bisogno di una nuova armatura e i nani mi hanno detto che mi serve un foglio firmato". Sbrigativamente Vendri prese uno dei tanti fogli e ci scarabocchiò qualcosa sopra. "Ecco a te", disse porgendo il foglio a Piumino. "Se é tutto andate pure a riposarvi, vi aspetterà un'intera mattinata di cammino. Buona serata e benvenuti". 

Baltazar non si sentiva più le gambe. Riusciva a malapena a reggersi in piedi sul suo bastone e sicuramente la colazione a base di avena non gli aveva fornito un motivo valido per intraprendere un'altra avventura. "Ragazzi, così non va", disse, "le gambe non rispondono più, mi sa che dovete lasciarmi qua" e si mise a sedere su una panchina lungo le vie di Kalaman. Mogh era via da pochi minuti quando tornò trascinandosi dietro un asinello sellato. "Ecco qua Baltazar! Problema risolto!". "Vieni qua stupido di un goblin! Ti do un nocchino ora!", Baltazar provò a colpire il goblin con la mano ma Mogh lo schivò girando intorno all'asino, "Nocchino! Proprio un bel nome per un asinello". Prima di lasciare la città, Piumino passò dagli Hammerstrike a lasciare la richiesta firmata e poi raggiunse gli altri al cancello sud. Baltazar se ne stava fiero a cavallo di Nocchino mentre Mogh e, talvolta Percival, lo scherniva con battute scontate. 
I campi di Kalaman lasciarono spazio ad una strada in mezzo alla foresta. Non ci volle molto a raggiungere la radura e senza i continui lamenti di Baltazar, il viaggio fu quasi piacevole. Meno piacevole fu ciò che videro alla fine della strada: su una collina al centro della radura si ergeva una strana struttura a metà una casa di legno e una fortezza che sputava nubi di vapore da alcuni tubi. Era sotto assedio. Alcuni goblin stavano cercando di avvicinarsi all'abitazione di Tatina, ma una gnoma usciva ogni poco da una delle finestre e rilasciava nell'aria piccoli congegni fatti di ingranaggi che colpivano gli aggressori. Un hobgoblin, tra offese varie, cercava di dare ordini ai suoi sottoposti, ma non sembravano grandi ordini visto il completo disordine generale. "Dannati goblin!", esclamò Mogh. Il gruppo era alla base della collina e al momento non era stato avvistato dalle forze nemiche. Piumino prese in mano il suo arco ed estrasse una freccia, "indossano le stesse armature dell'Esercito del Drago. Nere e Rosse". Il kenku guardò il resto dei suoi compagni. Un sentimento di vendetta e timore si diffuse nei loro sguardi. "Non preoccupatevi!" disse Mogh, "ci vado a parlare io, gli farò capire che stanno sbagliando bersaglio e risolveremo tutto con le parole". Baltazar fece un "mmmh" dubbioso, "non so se é una buona idea Mogh, io penso ch- stupido goblin! Vieni qua!". Ma Mogh si era già avviato. "Se le cose si mettono male colpisci quello grande, Lucio", sussurrò il goblin al suo famiglio. 
Mogh arrivò alle spalle dell'hobgoblin. Davanti a loro, i goblin dell'Esercito del Drago stavano sempre cercando di raggiungere la casa di Tatina, senza riuscirci. "Salve!", l'hobgoblin si girò preso alla sprovvista. "E tu chi cazzo saresti?", gli disse squadrandolo. "Sono un vostro amico goblin. Avete sbagliato casa, quella che cerchiamo é più in là!". L'hobgoblin era visivamente confuso, non riusciva a capire cosa ci facesse un goblin senza armatura al suo cospetto. "Quindi fammi capire...tu dici che la casa dell'inventrice che stiamo cercando, non é quella casa da dove stanno uscendo quei marchingegni? Così su due piedi mi sembra una cazzata". 
"Come se la sta cavando Mogh?", chiese Percival a Piumino. Il ranger lo guardò, "per ora bene sembra. Ah no, quello grosso ha appena tirato un pugno a Mogh", fece un sospiro, "andiamo a salvarlo". "Forza Nocchino! Su per la salita!" esclamò Baltazar.
Mogh si pulì il sangue dal labbro inferiore, "Aia! Così colpisci uno dei tuoi alleati? Bel modo di fare!". A questo punto l'hobgoblin fece un sorrisetto sadico ed estrasse la lama ricurva che teneva foderata sulla schiena. "Ragazzi! Abbiamo un amico che ci é venuto a trovare, diamogli il benvenuto!". Alzò la lama e poi rimase bloccato. Lucio gli era apparso davanti. Il pungiglione dell'imp lo aveva trafitto sotto il braccio. "Togliti di mezzo creatura inferiore!", urlò pieno di rabbia il comandante goblin. Con un pesante colpo prese in pieno Lucio. Svanì all'istante, senza lasciare alcuna traccia di sangue. "No! Lucio!", gridò Mogh mentre si rialzava in piedi. Alcuni goblin avevano smesso di attaccare la casa della gnoma e si stavano dirigendo verso Mogh. "Adesso sei solo, impostore". Mogh fece un sorrisetto, "dici? Non sarò solo con i miei amici!" e si girò di scatto. Quello che il grosso goblin vide fu un vecchio a cavallo di un asino che stava risalendo la collina senza alcuna fretta. Tutti scoppiarono a ridere. Anche Mogh. L'hobgoblin smise di ridere, "Potremmo tenerti come buffone, sai?", disse prima che una freccia gli si conficcasse in bocca, trapassandogli entrambe le guance. Un urlo fece girare il gruppo di goblin che si era avvicinato. Percival brandiva il suo scudo e la spada di Ispin e stava correndo verso i suoi nemici. Non poterono fare molto: con cinque colpi di spada li mise tutti al tappeto. L'hobgoblin era rimasto fermo con sangue gocciolante dalla bocca. "Non hai più niente da dire?", gli disse Mogh. Poi gli piantò il fidato trinciapesci nel collo e lo uccise. Il resto dei goblin smise di assaltare l'abitazione di Tatina e partirono alla carica contro gli avventurieri. Baltazar arrivò giusto in tempo sulla sommità della collina. Nel viso si vedeva una certa soddisfazione. "Cosa abbiamo qui? Non vi consiglio di stancarvi troppo, goblin, sennò rischierete di...addormentarvi! FAN-FARIM!". Sopra il gruppo dei goblin comparve una nebbiolina viola che gli cadde addosso. Uno dopo l'altro caddero a terra. Si sentivano russare anche da due decine di metri. "Meglio questa volta Baltazar. Con l'entrata ci siamo, ma la frase ad effetto ha sempre qualcosa che non va", disse scherzosamente Mogh.
"Immagino che voi non siate con loro". Le finestre della casa-fortezza si erano chiuse, dalla porta centrale, invece, faceva capolino la testa di una gnoma. "Sei Tatina?", gridò Piumino. La gnoma annuì, ma rimase sempre dietro il grosso portone di ferro. "Siamo stati mandati dal Marshall di Kalaman per parlarti". La porta si aprì del tutto: una gnoma con i capelli arruffati e una cintura piena di attrezzi uscì dall'abitazione. "Questi qua dormono tutti! Che gli avete fatto?", disse piena di curiosità. Baltazar si avvicinò sempre sul suo fidato mulo. "Un semplice incantesimo di evocazione signora Rookledust". "Semplice un cavolaccio! Voi maghi mi stupite sempre!", replicò entusiasta la gnoma. Percival pulì la sua lama insanguinata e si avvicinò a Tatina, "perché questi goblin ti stavano attaccando?". La gnoma non sembrava particolarmente scioccata dalla cosa, "mi è stato commissionato un lavoro, non so bene da chi. Era un umano incappucciato, però l'idea mi sembrava allettante e ho accettato. Quando ho visto arrivare i goblin ho capito che c'era qualcosa di losco dietro e mi sono rifiutata di consegnare i miei Fhargab". Tatina vide la confusione su viso degli avventurieri, "per farla semplice è un dispositivo in grado di permettere la comunicazione a distanza!". Percival stava incominciando a farsi un'idea su quanto accaduto, "per caso, questa persona incappucciata ti ha commissionato altri lavori?", una velata rabbia traspariva dalle parole del cavaliere. "be sì!", rispose la gnoma con noncuranza, "all'inizio doveva essere un concimatore alimentato a vapore, ma poi mi l'uomo ha richiesto che lo modificassi. Doveva avere una forma particolare e doveva sparare fuoco al posto di concime!". Percival non si trattenne. Afferrò Tatina per il bavero e quasi la sollevò da terra. "Hai idea della sofferenza che il tuo marchingegno ha creato? Come dormi la notte sapendo di aver costruito una macchina ideata per uccidere?". Adesso le parole erano pura rabbia. Ma la gnoma rimase impassibile di fronte alla collera di Percival. "Pensi veramente che sapessi cosa ci avrebbero fatto? Io sono un'inventrice. Creo e basta. Sta agli altri utilizzare le mie creazione. I problemi di moralità non sono di mia competenza, anche perché che differenza ci sarebbe tra la mia macchina e la tua spada? Sono entrambi portatori di morti, ma solo se il suo utilizzatore li considera tali!". Baltazar si avvicinò al cavaliere con la mano alzata, "mettila giù Percival, non ha tutti i torti. La scienza e la magia devono prendere le distanze dalla morale comune per progredire. Starà ai posteri giudicare e, nel caso, punire". Percival lasciò Tatina, ancora pieno di collera. La rabbia che provava per l'Esercito del Drago riusciva a annebbiare il suo senso di giudizio, cosa avrebbe pensato Paladine di fronte a una tale esibizione di ira? Per fortuna la gnoma non sembrava turbata da tutto questo e sicuramente non si sentiva in colpa. "Se avete finito me ne tornerei in casa allora, pulite pure il macello qua fuori se volete". "Aspetta!", disse Mogh afferrandola, "vuoi venire con noi a Kalaman? Ci farebbe comodo una come te e poi ormai sono curioso di vedere i frabag!". Un sorriso comparve sul viso dell'inventrice, "non vedevo l'ora di farlo provare a qualcuno! Arrivo subito!" e partì a corsa verso l'abitazione. Piumino si avvicinò a uno dei goblin addormentati, "si possono svegliare in qualche modo Baltazar? Mi piacerebbe fargli due domande". "Prova a dargli un paio di schiaffi", rispose il mago. Non fu difficile far parlare il goblin, ma non sapeva molto. Come aveva detto la gnoma erano venuti qui per recuperare un' "arma", ma l'inventrice si era opposta e così l'hanno attaccata. Inoltre, rivelò che loro erano solamente un distaccamento di un gruppo molto più grande. Si erano stanziati in un piccolo villaggio completamente raso al suolo a nord-ovest, sulle sponde del fiume Vingaard. Non conosceva chi era al comando dell'esercito, sapeva solamente che era meglio non mettercisi contro. "Occhi di fuoco", era l'unica cosa che aveva intravisto in lei. Con un colpo ben assestato il goblin tornò a dormire. Nel frattempo Tatina era uscita dalla sua abitazione, trascinando con sé due carretti collegati l'uno con l'altro. Dovevano essere estremamente pesante visto che erano fatti di ferro, eppure riusciva a trascinarli con estrema facilità. "Eccomi, pronta per partire!" disse allegramente. Baltazar iniziò a studiare la curiosa invenzione di Tatina, "magia gravitazionale?" provò ad indovinare. "Hai buon occhio mago! Ebbene sì, ho inciso io stessa le rune sui cuscinetti. Riesce a trasportare fino a una tonnellata senza alcun problema!" rispose entusiasta la gnoma. Percival guardò il carro e i goblin addormentati, "immagino non avrà problemi a trasportare quei goblin allora" disse. Così legarono Nocchino all'estremità del carro e partirono verso Kalaman. 

 Erano passati cinque giorni da quando erano tornati nella capitale. Baltazar si era immerso nei suoi studi, cercando di trovare qualsiasi informazione riguardante i Draconidi. Piumino aveva finalmente cambiato la sua, ormai consunta, armatura di pelle a favore di una in borchie, molto più elastica e leggera. Mogh aveva passato quei giorni con gli abitanti di Vogler, aiutandoli a sistemarsi nel quartiere al di fuori delle mura. Infine, Percival aveva assistito Darrett nelle sue lezioni. Non si aspettava che il ragazzo fosse così capace. Aveva all'incirca venti anni ma quando parlava alle reclute sembrava ne avesse almeno dieci in più. Sembrava nato per fare l'istruttore, Becklin ne sarebbe stata fiera. Al momento tutto il gruppo era nello studio di Marshall Vendri. Nei giorni precedenti avevano già riportato le loro scoperte e nulla di buono ne era venuto fuori. "Quella gnoma ha un carattere anche fin troppo esuberante ma ci sarà infinitamente utile. Si é già messa a lavoro su un altro Fhargab," disse Marshall Vendri al gruppo, "invece, riguardo alle informazioni che mi avete fornito, ho paura di darvi brutte notizie. Se quel gruppo di goblin é riuscito ad attraversare il fiume e raggiungere la parte sud della regione vuol dire che le forze del Drago sono riuscite a creare un corridoio di passaggio. I nostri avamposti dovrebbero aver segnalato il loro passaggio ma non abbiamo avuto notizie. Per questo, giorni fa, ho inviato due scout al forte di Wheelwatch, a sud, ma". "Ma non ha ricevuto notizie", la interruppe Percival. Vendri annuì, "la vostra missione é di raggiungere il forte e verificare le sue condizioni. Verrete muniti di un Fharbag, mentre l'altro resterà qua. Così da permetterci di comunicare da una distanza massima di diciotto miglia, domande?". "Si", disse Mogh, "quando partiamo?".


  

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