Le Cronache del Dado ep.3





“Dannazione” esclamò Percival mentre passava il binocolo a Piumino, “ci sono guardie su ogni mastio”. “Non su quello ad est Percival” rispose il ranger osservando attentamente il forte di Wheelwatch.

Il gruppo si era appostato in cima a una collina, un buon punto per controllare il fortino che si trovava nella valle sottostante. Sfortunamente era notte fonda, e non si vedeva nulla se non le piccole torce che illuminavano le quattro torri di guardia della struttura.

“Ricordatemi cosa ci hanno detto di fare ragazzi, che non stavo proprio ascoltando” disse Mogh mentre sbadigliava, sdraiato sulla soffice erba. Baltazar fece un sospiro, come quelli di un insegnante scocciato che si rivolge allo studente più cocciuto, e incominciò a spiegare il motivo per cui erano qui, “dopo che lo Scout ci ha riferito della conquista del forte di Wheelwatch da parte del nemico, grazie al Fargab-“

“Al Far-che?” disse Mogh interrompendo il discorso. “Il Fargab Mogh, l’invenzione della gnoma Tatina” rispose il mago evidentemente infastidito. Sul volto del goblin però, non apparve nessun segno distintivo tipico di chi ha capito di cosa si stia parlando. Baltazar si massaggiò le tempie e, dopo aver fatto un sospiro ancora più profondo del primo, disse “il dispositivo che ci permette di parlare dalla distanza”.

“Ohhhh e quanto ci voleva a chiamarlo così, continua pure!” rispose Mogh, tutto soddisfatto di aver celato il mistero del Fargab.

Baltazar si schiarì la voce e riprese la spiegazione, “stavo dicendo…grazie al Fargab abbiamo contattato la marshall Vendri a Kalaman, la quale ci ha informato che tra circa…mmmhh”, il mago alzò lo sguardo verso il cielo stellato per pochi attimi, dopodichè continuò “tra circa sedici ore, dei rinforzi giungeranno per aiutarci a riconquistare il forte. L’unica cosa che dobbiamo fare è aprire le porte e lanciare un segnale alle truppe”.

Percival si mise a sedere e disse “dobbiamo agire con cautela, senza sapere quanti sono all’interno tutto quello che faremo sarà un azzardo”. “Riguardo a quello Percival” esclamò Piumino con ancora il binocolo puntato verso valle, “due delle guardie si sono appena date il cambio. Non sono un esperto di calcoli ma se aspettassimo un pò di tempo potremmo stimare quanti sono basandoci sul numero dei cambi, sbaglio?”.

“Non sbagli Piumino” rispose Baltazar, “anzi, grazie alla teoria matematica di De la Guille possiamo, non solo stimare il loro numero, ma anche azzardare quanti sono precisamente! Vedete, la teoria dic-“.

“Sisi Baltazar, blablabla, quattro più tre fa cinque e via dicendo”, Mogh interruppe nuovamente il mago e si rivolse immediatamente a Percival, “posso fare di meglio, manderó il mio…amichetto della foresta a vedere dentro il forte, poi mi riferirá tutto ció che ha visto o sentito!”. Il resto del gruppo alzó gli occhi al cielo, “Mogh…Baltazar ci ha detto che quello é il tuo famiglio. Non so come tu lo abbia ottenuto o perché tu abbia i poteri che hai, ma ti prego, basta con questa storia dell’amico delle foreste” disse Percival con un tono calmo ma deciso.

“okay okay va bene. Si chiama Lucio comunque! ed é davvero un mio amichetto!”.

“Non direi Mogh” rispose telepaticamente Lucio.

L’Imp stava sorvolando il forte. Dall’alto poteva vedere l’ampio cortile illuminato da alcune torce piantate nel terreno. Due uomini in armatura si stavano allenando con le spade e un terzo correggeva i loro errori come un qualsiasi istruttore. Lucio, invisibile come l’aria stessa, planó all’interno delle mura. Guardandosi intorno fece caso a due leve: i meccanismi che aprivano le porte d’ingresso. Una posizionata a nord e una a sud. Dopodiché aspettó. Ed aspettó.

Ogni paio d’ore c’era il cambio. Due uomini uscivano da una porta e altri due entravano. Riuscí a contare circa venti uomini.

Era arrivato il momento di informare Mogh.

“Venti uomini, eh? Poteva andarci peggio. Molto peggio” disse Percival mentre le prime luci dell’alba si levavano da sopra le colline ad est.

“Poteva andarci anche meglio” rispose Piumino, “come pensiamo di entrare? Se ci avviciniamo le guardie sulle torri ci vedranno, il tuo amichetto ci può far diventare invisibili Mogh?”. Il goblin scosse la testa “no, mi dispiace, è ad uso esclusivamente personale”. A quel punto Baltazar prese il suo libro di incantesimi e sfogliandolo attentamente si rivolse al gruppo “non posso farvi diventare invisibili, non ancora tengo a precisare, ma posso…come dire, cambiare il nostro aspetto. Almeno quello di due di noi”. “Ma certo!” esclamò Percival, “abbiamo preso alcune armature dell’esercito del drago all’accampamento dove abbiamo trovato gli scout. Se le indossassimo probabilmente ci faranno passare. Hanno molti gruppi in avanscoperta da quanto sappiamo, ci potremmo spacciare per uno di loro.”

Un’altra ora passò mentre discutevano il piano d’azione: grazie ad un incantesimo, Baltazar e Piumino avrebbero preso le sembianze di due soldati dell’esercito del drago, rispettivamente un draconide e un umano. Percival e Mogh invece, visto che il loro aspetto non avrebbe destato sospetti, avrebbero indossato due delle armature trovate. Il travestimento di Mogh e Piumino però, sarebbe servito solamente da assicurazione nel caso li avessero scoperti, visto che sarebbero entrati di nascosto dal mastio non sorvegliato. Mentre Percival e Baltazar si sarebbero presentati all’ingresso principale meriodionale. Da lì in poi avrebbero improvvisato.

Tutti e quattro, con le sembianze dei soldati dell’esercito del drago, si incamminarono verso il forte. Scesero da est, dove la vegetazione al fianco della collina poteva celarli al nemico.

Giunti a circa duecento metri, Baltazar, che al momento appariva come un draconide in armatura, aprì il suo libro di incantesimi e si rivolse al goblin e al kenku, “l’incantesimo che sto per lanciare esige cooperazione, se doveste opporvi, ci sono buone probabilità che qualche vostra parte del corpo possa subire, come posso dire…qualche piccola controindicazione”. “Del tipo?” disse Mogh con un leggero tremolio della voce. Il mago, non senza far trapelare un pizzico di piacere, rispose “i vostri arti potrebbero rimanere qua al posto di seguirvi. Un incantesimo di teletrasporto non è mai cosa semplice, soprattutto con i cocciuti come te Mogh. Perciò rilassati e-“, il mago incominciò a leggere la formula dell’incantesimo, Mogh provò a dire qualcosa ma non fece in tempo che Baltazar esclamò “FAN FARIM!”: un vortice squarciò il tempo e lo spazio intorno a Mogh e Piumino e li risucchiò al suo interno.

In un attimo i due si ritrovarono in cima al mastio nord-est del forte. Mogh dovette mettersi una mano davanti alla bocca per reprimere un conato di vomito mentre Piumino si incominciò a tastare per vedere se era ancora tutto intero.

Baltazar fece una risata compiaciuta, “non lo avevo mai usato su degli esseri viventi. Direi che è stato un vero e proprio successo, alla faccia dei negazionisti del trasporto di materia organica!”

“Coraggio Baltazar” disse Percival “tocca a noi adesso. Tu non parlare, lascia fare a me. Da quanto ho capito i draconici sono considerati di rango più alto rispetto agli umani quindi nessuno ti chiederà nulla. Se le cose dovessero mettersi male puoi teletrasportare tutti via da lì?”

Il mago riflettè un secondo e rispose scuotendo la testa, “no, mi dispiace Percival. É già stato un azzardo farlo su quei due piccoletti.”

Il cavaliere fece un sospiro, “quindi una volta dentro non abbiamo vie d’uscita” disse.

“Si Percival, siamo noi quattro contro venti di loro” rispose il mago.

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