Le Cronache del Dado ep. 2




“Vedete quello che vedo io?” disse Mogh grattandosi la testa mentre fissava l’accampamento dell’Esercito del Drago.

“Si Mogh, lo vediamo” rispose Percival, facendo trapelare dalla voce tutto l’astio che provava per quelle orrende creature draconiche.

Mogh continuava a guardare davanti a sè e appena prima di aprire la bocca una voce gli parlò nella sua mente “Se vuoi posso avvicinarmi, hai visto che so come trattare con queste…creature”. Mogh si mise una mano sotto la bazza come per riflettere e dopo pochi secondi schioccò le dita soddisfatto. Si girò verso la sua destra e dalla fronte si calò sugli occhi i suoi occhiali magici, là, dove gli altri vedevano cespugli e rami, Mogh vedeva la creatura che aveva battezzato con il nome Lucio, un Imp, nonchè il suo famiglio.

Telepaticamente il goblin si rivolse al suo “amichetto della foresta”, come soleva chiamarlo in qualche occasione, e gli disse “Visto che non sappiamo dove sia finito Piumino tu potresti andare a cercarlo! Di sicuro, visto che è un uccello, si sarà appollaiato su qualche albero”.

“Va bene Mogh, andrò a cercare il Kenku” rispose l’Imp.

Percival, intanto, aveva valutato il da farsi, sapeva che lui e Baltazar non si sarebbero potuti avvicinare furtivamente e sapeva anche che il tempo stava stringendo. Il poveraccio ancora in vita sarebbe finito con la testa spaccata se non si fossero mossi in fretta “so che hai pensato lo stesso, Piumino” disse il cavaliere tra sè e sè.

“Allora, lo ripeto ancora una volta, io e Baltazar faremo il giro ed entreremo nell’accampamento da est, dove gli alberi si fanno meno fitti, tu Mogh rimarrai qui e li colpirai alla sprovvista. Nulla che sembri un piano ma è quello che abbiamo”.

Baltazar tirò fuori il suo libro di incantesimi e lo strinse saldamente al petto “va bene Percival” disse con il suo accento accademico “basta che la finiamo in fretta. Non riesco più a stare in piedi in questo bosco umido, i miei menischi non sono come quelli di una volta e dubito lo siano mai stati”.

Lucio svolazzava con disinvoltura tra gli alberi in cerca di Piumino, certo del fatto di non essere scorto data la sua abilità innata di diventare invisibile a piacimento. Quasi scocciato di dover eseguire un compito così semplice, cambiò piano piano idea dopo aver constatato che il ranger pennuto non si trovava da nessuna parte. Se solo si fosse concentrato di più sull’albero che aveva alla sua sinistra, avrebbe notato il minuto Kenku con la corda dell’arco così tesa, tale da far impallidire tutti gli accordatori di arpe del Nightlund. “Non farti distrarre dal gruppo, scegli un bersaglio, trattieni il respiro e aspetta il momento giusto”. Piumino recitava il mantra insegnatogli dal suo mentore, in attesa di un segnale, qualunque esso fosse stato.

Baltazar e Percival avevano appena finito di fare il giro dell’accampamento e incominciarono ad avvicinarsi. I due draconidi si erano stancati di fare il loro macabro tiro al bersaglio e si stavano dirigendo verso il pentolone che ribolliva sopra il fuoco. Gli altri tre stavano sempre spaccando e accumolando i ciocchi di legna. Era il momento giusto per uscire allo scoperto. Percival, con il suo scudo verde alzato e la sua spada lunga ben stretta nella mano, acceleró il passo mentre Baltazar sceglieva con cura il primo incantesimo che avrebbe dato inizio alle danze. Sentirono a malapena un fruscio proveniente da un albero alla loro destra, e senza alcun preavviso un Draconide sbucó dalla vegetazione planando su di loro. Le danze erano iniziate e non erano stati loro ad aver fatto i primi passi.


“Ecco il segnale”.


“Achungsass saloss abruk-” Uno dei due draconidi al faló, vedendo i due uomini che venivano assiliti dal suo alleato, non riuscí a finire il suo incomprensibile discorso che una freccia gli aveva giá trapassato la testa, lasciando solamente un foro. Mogh, vedendo i suoi compagni presi alla sprovvista lanció un messaggio telepatico a Lucio “Lucio! Vai nel mezzo, voglio provare quel trucchetto che ti ho fatto vedere!”.

“Sono certo di averti detto che questo “trucchetto” non mi piace affatto Mogh” rispose Lucio mentre volava verso il centro dell’accampamento. Nel frattempo i tre che stavano tagliando la legna, o meglio, i due che tagliavano la legna e il draconide che ordinava loro di farlo, si incominciarono a muovere verso Percival e Baltazar. Il cavaliere di Solamnia aveva ingaggiato in uno scontro all’arma bianca il draconide che li aveva assaliti. I colpi della creatura era veloci e precisi, i suoi due pugnali intrisi di veleno non lasciavano spazio di manovra al guerriero, che non poteva fare altro che parare con lo scudo e arretrare.

Baltazar, con il suo libro aperto sul palmo della mano, aveva incominciato a recitare una cantilena. Uno dei soldati taglialegna lo aveva quasi raggiunto nella sua carica, la lancia protesa davanti a sé, pronta a trafiggere quel vecchio strampalato. La cantilena finí e l’ultima cosa che il soldato sentí fu “FAN FARIM!”. Un dardo incandescente uscí dalle mani del mago e lo colpí in pieno volto sciogliendoli la faccia, fino a che non ne rimase soltanto un teschio fumante.

“SEI PRONTO LUCIO?” Mogh incanaló la sua misteriosa energia magica dentro di sé e punto il dito verso Lucio, “VENITE A ME LUCINI!”. Dal corpo dell’Imp si creano due sue copie, e insieme incominciarono ad attaccare l’ultimo draconide accanto al fuoco. I tre pungiglioni colpirono all’unisono trafiggendo la creatura in vari punti. Il draconide cercó di divincolarsi ma, invano, incominció a soffocare e dalla sua bocca inizió ad uscire dell’acqua putrida. Gorgogliando e tenendosi le mani intorno al collo cadde a terra. Il secondo taglialegna aveva quasi raggiunto Baltazar, Piumino prese la mira e scoccó un’altra freccia. Mancó il bersaglio. Il mago vedendosi arrivare addosso il soldato furioso cercó di formulare un altro incantesimo, ma era troppo tardi. La lancia lo colpí. Certo di aver colto il bersaglio, il soldato fece una risatina compiaciuta. “Ride bene chi ride ultimo ragazzo” disse beffardamente Baltazar. L’unica cosa che separava il suo ventre dalla punta letale della lancia era uno scudo magico, una delle sue tante magie “d’emergenza”, come soleva chiamarle.

“Da fermo é fin troppo semplice”.

Un’altra freccia partí dall’arco di Piumino. Baltazar si ritrovó il sangue del soldato su tutta la faccia, mentre il disgraziato faceva un tonfo per terra con una freccia conficcata nel collo.

Percival aveva ormai capito lo schema di attacco del draconide, due colpi in rapida successione ai fianchi e un colpo finale al centro. Parata. Parata. Parata. “Tocca a me ora”. Con un veloce movimento di piedi si spostó di lato, la sua spada si illuminó di un bagliore bluastro e con una velocitá inumana assestó un fendente al temibile avversario. Il colpó andó a segno e mentre la spada tranciava le scaglie della creatura, il cavaliere di Solamina attinse al potere divino di Paladine e strinse con forza l’elsa. La spada divenne ancora piú abbagliante e penetró a fondo nella carne del Draconide, tranciandogli il corpo a metá.

Ma lo scontro non era ancora finito.

L’ultimo draconide in vita incominció a vorticare le mani e una sfera di energia oscura si materializzó dinanzi a lui. Alzó gli occhi al cielo allargando le braccia e lanció il nefasto incantesimo verso Lucio e le sue copie. L’originale riuscí ad evadere il colpo ma gli altri due Imp furono colpiti in pieno dalla sfera e si dissolvero.

“No! Lucio!” Gridó Mogh mentre usciva di corsa dal sottobosco. Estrasse il suo fedele pugnale “trinciapesci” e caricó lo stregone nemico. Provó a colpirlo ma ci voleva ben altro per penetrare quelle viscide scaglie. Piumino si spostó sul ramo opposto dell’albero per avere la mira libera, estrasse l’ennesima freccia e preparó il tiro. “Stai fermo…e su, spostati Mogh”. Nello stesso frangente Baltazar si tolse con un fazzoletto un pó del sangue che gli ricopriva il viso, ed esclamó “Per i numi! Posso accettare di sporcarmi con un pó di inchiostro, ma questo é tutto fuorché appropriato!”. Aprí il libro e…”Fan Farim!”. Tre dardi incantati partirono dalle estremitá delle dita del mago e si scagliarono contro il draconide, che fu respinto all’indietro, allontanandolo da Mogh. Piumino trattenne il respiro. “E bravo Baltazar” pensó. Lascio andare la mano e la freccia partí. Passó attraverso due rami, sfioró la testa di Mogh e si conficcó nel petto del draconide che, gemendo, incominció a formulare il suo ultimo incantesimo. Con una voce che sembrasse provenire dalle viscere di un vulcano, lo stregone agitó i suoi artigli e disse “stolti! A costo di morire vi faró assaggiare il vero dolore! Solo una piccolo esempio di ció che Thakisis porterá su queste terre!”

Percival ne aveva abbastanza, ormai aveva capito che non c’era redenzione per queste creature, perché non c’era nulla da redimire. Loro erano il male incarnato. Il loro unico destino sarebbe stato il suo giudizio e con esso, il giudizio di Paladine. Poco prima che lo stregone finisse il suo incantesimo, Percival gli si materializzó accanto, circondato da una fine nebbia di colore bluastro. Con la spada fece un ampio taglio orizzontale, la lama argentata taglió il collo del draconide con estrema facilitá, come se fosse stata creata appositamente per mietere quelle creature malvagie. La testa rotoló a terra e il corpo crolló di lato.

“Lucio!” esclamó di colpo Mogh, “Ma allora sei vivo! Mi dispiace per i tuoi amichetti”. L’essere volante fece una smorfia con la bocca e roteó gli occhi “Mogh non erano miei amichetti, non hai ancora capito come funzioni la tua magia e poi, come ti ho giá spiegato, non posso morire, non appartengo a questo piano” Mogh rimase un attimo perplesso e disse “se lo dici tu mi fido eh! Ora peró torna invisibile che devo raccontargli la storia dell’amico della foresta”. Lucio sbuffó ancora e tornó invisibile.

“Mi metto un attimo a sedere ragazzi, la schiena, l’anca e i miei ginocchi stanno chiedendo pietá” disse Baltazar mentre si adagiava a terra con estrema lentezza “Quel draconide che usava le magie mi é nuovo, devo subito prendere degli appunti a riguardo!” Una penna pronta per scrivere si materializzó tra le mani del mago e incominció a scrivere su di una pergamena con una passione vista solamente tra pochi scolari.

Piumino nel frattempo scese dall’albero e senza troppi discorsi inizió a raccogliere le frecce conficcate nelle sue vittime.

Percival si avvicinó allo scout sopravvissuto, gli tolse il panno che gli copriva la bocca e lo aiutó a bere dall’otre. “Tranquillo” disse “veniamo da Kalaman”. Mentre parlava posó una delle sue mani sul petto dell’uomo ferito, un’energia divina si sprigionó dal cavaliere e si diffuse nel corpo dello scout. Alcune piccole ferite si chiusero come per magia e il suo respiro, dapprima veloce e irregolare, divenne pian piano piú regolare. “Siete i due scout diretti al forte di Wheelwatch, vero?” Disse Percival mentre tagliava il resto delle corde che tenevano prigioniero l’uomo, che con evidente fatica rispose “S-si, ma al forte ci siamo giá stati…stavamo scappando da lá…perché…il forte é stato preso dal nemico.”

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