Le Cronache del Dado ep 4
“Chi va là?” urlò dal mastio una delle guardie. A causa del sole che stava sorgendo alle sue spalle, tutto ciò che Percival e Baltazar vedevano del loro interlocutore era una silhouette nera.
“Siamo parte di un gruppo di ricognizione, è tutta la notte che camminiamo. Abbiamo bisogno di cibo e riposo.” Rispose Percival con un tono di voce deciso, proprio come quello di un soldato abituato a rispondere ai suoi superiori.
“Ogni volta fate così, ve ne state a zonzo tutta la notte e venite a scroccare le provviste qua da noi”. La guardia continuava a guardarli dall’alto. Allora Percival fece un gesto con la testa verso Baltazar. La guardia capì subito di aver commesso un errore. “S-scusatemi” disse con voce balbettante “non avevo visto che eravate accompagnati”. Si sporse verso l’interno del forte e urlò “aprite il portone!”. Dall’interno si levò una voce in risposta “Chi c’è?”, “Aprite e basta, cazzo!”.
La guardia si affacciò nuovamente verso l’esterno, “scusatemi ancora, prego entrate pure”. Mentre lo diceva si sentì come un meccanismo che veniva attivato e le porte si aprirono.
“Siamo dentro, adesso viene la parte difficile” pensò Percival.
“Chi va là?”, Mogh e Piumino, ben nascosti dietro i merli, videro una delle due guardie nella torre opposta alla loro che urlava a qualcuno al di fuori del forte. “Mi sa che sono arrivati Pericival e Baltazar, non sono abituato a provare ansia per gli altri Mogh, solitamente faccio tutto da solo” disse preoccupato Piumino. “Stai tranquillo, quei due sanno il fatto loro, io sono più preoccupato per noi due!”.
“Aprite il portone!” “Chi c’è?” “Aprite e basta cazzo!”.
Piumino si affacciò per vedere che stava succedendo: vide una delle tre guardie nel cortile estrarre una chiave da una tasca e poi lo vide conficcarla nel meccanismo di apertura del portone. Girò in senso orario una manovella e le due grandi ante si incominciano ad aprire.
Il ranger si girò verso Mogh, “ci sono riusciti, stanno entrando”.
“Te l’ho detto che non c’era da preoccuparsi” rispose il goblin con un mezzo sorriso in faccia.
L’interno del forte era come lo aveva descritto l’Imp: un ampio cortile, i due portoni di ingresso con i rispettivi meccanismi di apertura, due piccoli edifici ad un piano con il tetto in legno e altre porte, che probabilmente portavano nei locali interni della struttura.
Percival salutò le due guardie che si stavano allenando che ricambiarono il saluto svogliatamente. Baltazar ignorò tutti, fissava davanti a sè con estrema serietà. Quello che ai soldati sembrava un imperscrutabile sguardo draconico, in realtà celava l’espressione più terrificata che il mago avesse mai assunto. “Rimani concetrato, rimani concentrato, rimani concentrato”, continuava a ripetere dentro di sè.
La terza guardia nel cortile accompagnò la coppia appena entrata verso uno degli edifici con il tetto in legno. Dall’odore pareva essere la cucina. Il soldato aprì la porta e si rivolse al cuoco “Prepara due piatti per i nostri ospiti, sono affamati”. “Non è ancora pronto! Quante volte ve lo devo dire!” Rispose il cuoco, minacciando il gruppetto con un mestolo di legno. Appena si rese conto che stava sbraitando davanti a uno dei draconidi divenne bianco pallido, “mi dispiace molto. Non avevo idea che ci fosse uno…uno di voi” disse inchinandosi. Baltazar liquidò il tutto con un gesto e si girò allontandosi dalla cucina. Percival fece per seguirlo, lasciando il soldato che intanto stava facendo una strigliata al cuoco.
"C’è un’entrata qua sotto Mogh”. Piumino era sceso furtivamente da una rampa di scale che portava sul livello pù basso delle mura. Subito dietro le scale c’era una porta che dava l’accesso ai locali interni del forte.
“Oh no Piumino! Li hanno beccati!” esclamò a bassa voce Mogh che osservava la scena nel cortile, “li stanno minacciando con un coltello!”. A Piumino venne quasi un attacco di cuore ma poi sentì Mogh ridacchiare, “tranquillo Piumino, era solo un mestolo!”. Il kenku era totalmente confuso. Lui era stato cresciuto da un orco in un bosco eppure conosceva molto bene la differenza tra un coltello e un mestolo. “Forza scendi di là prima che ci vedano”, disse Piumino mentre appoggiava un orecchio alla porta. Nessun rumore. “Come ha detto Percival, meglio essere cauti” pensò il ranger. Stette ancora un pò con l’orecchio appoggiato quando sentì alcuni passi e alcune voci che parlavano una lingua a lui sconosciuta. “Draconidi”.
“Mi scuso per il comportamento del cuoco. Siamo isolati qua da ormai una settimana, la noia avanza e con essa il nostro morale peggiora”. La guardia stava cercando di scusarsi con Baltazar che nel frattempo fissava l’uomo senza batter alcun ciglio. “Non preoccuparti, possiamo aspettare per mangiare” gli disse Percival.
“Allora se è tutto apposto, immagino dobbiate andare dall’ufficiale a fare rapporto. Lo trovate là”, la guardia indicò una delle porte in legno che portavano all’interno della struttura. Fece un breve gesto di saluto e tornò dagli altri due soldati che nel frattempo avevano smesso di allenarsi. “Forza scansafatiche, chi vi ha detto di fermarsi?”.
Percival e Baltazar si guardarono per un attimo, entrambi consci del fatto che sarebbero dovuti andare dall’ufficiale per non destare sospetti.
Piumino, con sempre l’orecchio attaccato alla porta, guardò il goblin “ci sono almeno due draconidi là dentro Mogh e se non ci muoviamo in fretta quelli nella torre dietro di noi ci vedranno.”. Mogh guardò perplesso il kenku, “ti ricordi che siamo travestiti vero?”. Il ranger si dette un colpo con il palmo della mano sulla fronte “scusami mogh, non sono abituato a queste cose magiche”, il goblin fece il suo classico sorriso che solitamente non portava a nulla di buono e disse “allora mi sa che non capirai cosa sto per fare”.
Dopo aver dato due colpi alla porta una voce all’interno fece “avanti”. La piccola stanza era occupata da due celle, non vuote, e da una scrivania. Seduto dietro di essa c’era un uomo con una grottesca cicatrice sulla guancia, intento a scrivere su di una pergamena.
Percival gettò un occhio verso i due reclusi: un uomo, “un ex soldato”, pensò Percival, e una Kender, che stava allegramente raccontando una storia su un saltimbanco all’ufficiale.
“Spero siate venuti per far zittire questa inutile mezza-donna, perchè se non lo fate voi”, l’uomo dette un’occhiataccia da far gelare il sangue alla kender, “ci penserò io stesso con le mie mani”. Percival, per un attimo, si sentì il sangue ribollire nelle vene, si controllò e disse “siamo venuti per fare rapporto. Avremmo bisogno anche di qualche informazione sul forte per poterle trasmettere al resto dell’esercito”.
L’ufficiale incominciò a squadrarli, soprattutto a Baltazar. Lui cercò di fissare negli occhi quel temibile uomo ma non ci riuscì. La vista di quella cicatrice che deformava completamente il volto dell’ufficiale, misto al suo sguardo completamente pazzo fece abbassare lo sguardo del mago. A quel punto un sorrisetto comparve nel viso sfigurato dell’uomo.
“Lo sapevo, siete due impostori del cazzo”.
“Al mio tre entriamo, sii pronto a colpire Piumi”. Mogh aprí la porta, entrarono entrambi velocemente e la chiusero alle loro spalle. Erano davanti ad un’altra rampa di scale che scendeva, in fondo due draconidi smisero di parlare tra di loro e si rivolsero alla coppia utilizzando un comune raffarzonato, “che ci fate qua? Perché non siete entrati dalla porta al piano terra?”. I draconidi continuarono a parlare ma nessun suono uscí dalle loro bocche. Mogh guardó con gli occhi spalancati Piumino e incominció a indicare le due creature in fondo alle scale. Il ranger non capiva cosa fosse successo, ma quello che comprese fu che i due draconidi stavano salendo le scale con le spade sguainate. Estrasse una freccia e la scoccó: un tiro perfetto. La punta si conficcó nel collo di una di quelle scagliose creature che stramazzó a terra senza emettere alcun suono. Ma non aveva tempo per estrarne un’altra. Il draconide era quasi su di loro quando Mogh gli si lanció disperatamente addosso, finendo per ruzzolare in fondo alle scale, portandosi la creatura appresso. Il goblin provó a rialzarsi ma si ritrovó il draconide che torreggiava dinanzi a lui, pronto a sferrare un attacco mortale. La creatura si fermó di scatto, dell’acqua putrida incominció a uscirgli dalla bocca. Il rumore che fa una persona mentre muore soffocato é qualcosa di terribile. Per fortuna nessuno poteva sentire nulla all’interno dell’area dell’incantesimo di silenzio di Mogh. Il draconide cadde a terra e dietro di lui apparve un imp. “Lucio!”, Piumino capí questo, leggendo il labiale del suo compagno.
L’ufficiale raggiunse la sua spada con una velocitá inaudita, Percival provó ad estrarre la sua ma aveva reagito con lentezza. Aveva sottovaluto l’uomo che aveva davanti. Vide la lama del suo avversario arrivargli all’altezza del collo e poi non la vide piú. Baltazar era tornato nella sua forma umana, reggeva con se il suo libro magico. Un vortice simile a quello che aveva teletrasportato Piumino e Mogh sulle mura era apparso nella piccola stanza e l’ufficiale si ritrovó all’interno di una cella.
L’ex soldato colse l’occasione al volo: prese da terra uno sgabello, il suo unico conforto che aveva nella cella, e colpí piú forte che poté la testa dell’ufficiale, facendolo stramazzare al suolo.
Il suono non era ancora tornato. Piumino e Mogh trascinarono i due corpi dei draconidi davanti ad una porta. Mogh fece gesto a Piumino di aspettarlo lí e la aprí. Grazie all’innata abilitá dei goblin di vedere al buio vide che aveva trovato il dormitorio delle guardie: otto letti erano disposti a schiera e ognuno di essi era occupato da un soldato.
Il goblin si avvicinó facendo attenzione a non toccare i giacigli, estrasse il suo trinciapesci e, in un bagno di sangue, sgozzó ognuna delle guardie senza che loro potessero urlare o fare qualcosa. Una voce arrivó nella mente di Mogh, “ora sí che siamo amichetti”. “Se lo meritavano. Hanno distrutto la mia casa, non perdoneró nessuno di questi pezzi di merda.”, rispose, telepaticamente, Mogh.
“Cribbio che colpo! Ho sentito male pure io.” La kender stava punzecchiando il corpo dell’ufficiale dopo che Percival aveva aperto le celle con delle chiavi che aveva trovato sulla scrivania.
“Grazie per averci aiutato soldato, mi chiamo Percival Brightblade, cavaliere di Solamnia dell’Ordine della Rosa e questo qua é Baltazar. Siamo venuti da Kalaman per riconquistare il forte”.
Il soldato prese da terra la spada dell’ufficiale e la soppesó tra la mani, “mi chiamo Damian signore. Grazie per essere venuti, ma se non risulto scortese vorrei chiedervi come pensate di riprendere il forte solamente in due”. Percival strinse la mano a Damian e disse, “Due nostri compagni si sono infiltrati con noi, ma non sappiamo dove si trovino adesso. Tutto quello che dobbiamo fare é aprire il cancello e dare un segnale all’esercito alleato in agguato sulle colline”.
“Che peró deve sempre giungere a destinazione, mancano ancora sei ore Percival” esclamó Baltazar mentre prendeva una lettera aperta dalla scrivania, probabilmente quella a cui stava rispondendo l’ufficiale.
“Tenete a tutti i costi il forte di Wheelwatch, questo é il volere di Thakisis.
Gran maestra dei Draghi, Kensaldi Occhi di Fuoco“
Il mago ripiegó la lettera e la mise nella sua borsa, “e ora che facciamo?” disse.
“Aspettiamo” rispose Percival.
Mogh rilasció l’incantesimo e il suono tornó nella stanza. Era completamente ricoperto di sangue e quando Piumino lo vide, il Kenku esclamó preoccupato “Mogh! Sei ferito?”. Il goblin lo fermó con un gesto della mano, “no Piumino”, disse, mentre si ripuliva il sangue dalla faccia, “e ti consiglio di non entrare lá dentro”.
“Gli altri staranno bene? Forse é meglio se vado a dare un occhiata”. Detto ció il Kenku tornó al piano di sopra e uscí dalla porta di soppiatto. Si affacció dalle mura e vide i tre soldati che si stavano dirigendo verso la cucina, ma nessun segno dei suoi compagni. Dette uno sguardo verso gli altri masti e il suo cuore si fermó per un attimo. Il cambio guardia. Due soldati stavano scendendo dalle torri e si stavano dirigendo verso l’entrata al piano terra del dormitorio. Veloce, rientró dentro la struttura e corse da Mogh, “Abbiamo un problema, due guardie stanno venendo qua per il cambio, che facciamo?”. Il goblin si guardó l’armatura piena di sangue, “mi sa che siamo fritti Piumino, e non é una battuta sul fatto che sei un pennuto”.
“Che noia, non avete, che ne so, un gioco da fare?” esclamó la Kender mentre si dondolava con la sedia. Baltazar, visivamente infastidito dal comportamento della Kender, disse, “Non mi sembra un buon momento per scherzare, signorina?”. “Elgo Duckditcher. Musicante, poeta e intrattenitrice, al suo servizio”. Il mago riprese il suo discorso, “molto bene signora Duckditcher, la pregherei se la smettesse di lamentarsi e soprattutto di far dondolare quella sedia. Se dovesse cadere la sentirebbero tutti i soldati del forte. Non penso siano molto felici di sapere che il loro ufficiale é morto stecchito”. “L’ho subito visto che eri un guastafeste”, rispose Elgo scendendo dalla sua giostra improvvisata.
Percival era in piedi al centro della stanza e guardava preoccupatamene la porta d’ingresso, “io vado fuori Baltazar, la nostra copertura non é ancora saltata, mi metteró davanti la porta e cercheró di non far entrare nessuno”. Si incamminó verso l’uscita e cautamente aprí la porta. Il cortile sembrava vuoto ma poi vide i tre soldati che stavano mangiando vicino alla cucina. Uno di loro, quello che li aveva fatti entrare, esclamó, “la colazione é pronta, ce n’é anche per voi!”.
“No grazie, sono apposto per ora. Aspetto che il capo abbia finito e vi raggiungo” rispose il cavaliere di Solamnia. Il soldato fece spallucce e riprese a mangiare. Nel frattempo due soldati passarono accanto a Percival, che fece un cenno con la testa per salutarli, loro ricambiarono, dopodiché si diressero verso una delle entrate della struttura.
“Eccoli Piumino, li sento arrivare”. Il ranger era nascosto in fondo al corridoio, una freccia incoccata nell’arco, pronto a scoccare appena i soldati avessero chiuso la porta alle loro spalle. Anche Mogh doveva mettersi in posizione, ma mentre si allontanava dall’ingresso scivoló sul sangue che gli colava dall’armatura, finendo per terra. Provó a rialzarsi piú veloce che poté ma sentí la porta aprirsi. Si nascose dietro alla prima cosa che vide, una mezza colonna posizionata al lato del corridoio. “Non vedo l’ora di dormire, non ne potevo piú di stare su quella torre e po-“, uno dei soldati si fermó sull’ingresso, “ehi tu, che ci fai nascosto dietro quella colonna?”.
Mogh uscí dal suo nascondiglio con le mani alzate, il sangue che continuava a scivolare sulle piastre di ferro dell’armatura. “Ops”.
Percival vide le due guardie che aprivano la porta, stava per distogliere lo sguardo, quando una di loro cadde a terra di schiena, trafitta a un occhio da una freccia. “Oh no”, pensó.
“Uomo a terra!” urló uno dei soldati che stava bivaccando.
La guardia che era entrata nella stanza caricó Mogh. Provó a colpirlo con un fendente largo ma l’agilitá del goblin ebbe la meglio: si abbassó di colpo e la lama colpí la nuda roccia, dopodiché Mogh afferró il soldato per una gamba e rilasció la sua magia. Il soldato incominció a divincolarsi e a tremare. Mano a mano che l’energia arcana del goblin si faceva strada nel corpo della guardia, la sua pelle diventava sempre piú arida e pretuberanze simili a conchiglie gli crescevano addosso. Dopo pochi attimi che era avvenuto il contatto, il corpo della guardia, ormai irriconoscibile, cadde a terra. Mogh corse alla porta e la chiuse. Un quadrello di balestra si conficcó nel legno. La punta era ad un centimetro dalla faccia del goblin.
“Forza, circondiamoli! Voi due andate alla porta del piano terra”, la guardia istruttrice si rivolse anche a i due soldati sul mastio a sud-est, “voi altri fate il giro da sopra! Sono spacciati questi stronzi!”. Percival aprí la porta di scatto, “Mogh e Piumino sono nei guai! Uscite, presto!”. Damian uscí correndo e caricó, con un urlo liberatorio, la guardia che stava impartendo gli ordini.
Baltazar si fermó sulla soglia della porta e incominció a formulare un incantesimo. Percival guardó la torre sopra di sé, dove erano posizionati i due tiratori che tenevano sotto scacco i suoi compagni.
Mentre il mago puntava le sue dita verso le due guardie al piano terra e urlava “FAN FARIM!”, Percival chiuse gli occhi. Estrasse la spada e diede un colpo all’aria. In un attimo si ritrovó in cima al mastio con la lama conficcata nel collo di un balestriere, l’altro che lo fissava attraverso una fine nebbia bluastra.
L’incantesimo di Baltazar fu letale. Un raggio di gelo congeló sul posto i due soldati, creando due grottesche sculture di ghiaccio che riflettevano come pietre preziose i raggi del sole.
Damian si stava scambiando colpi mortali con l’ultimo soldato rimasto nel cortile. Le loro spade si incrociavano e il clangore prodotto dalle lame che si scontravano ricordava le note di una danza della morte.
Piumino sentí aprire la porta al piano di sopra. Saltó sulle scale con una freccia incoccata e in volo la fece partire, prese uno dei due soldati in pieno petto. Lasció il suo fedele arco a terra ed estrasse la sua spada corta.
Mogh trovó il coraggio di uscire, con un urlo aprí la porta e sentí come cento piatti rompersi. L’anta era andata a sbattere contro qualcosa. “Sculture di ghiaggio?”, pensó il goblin.
Combattere sulle scale richiedeva un’agilitá e un equilibrio fuori dal comune. Per fortuna Piumino li possedeva entrambi. Il soldato, troppo impacciato con la sua armatura a piastre, non aveva modo di muoversi in quello spazio angusto, non poteva fare altro che arrettrare contro i veloci fendenti del ranger. Calcoló male la posizione di uno scalino e cadde all’indietro, senza esitare Piumino lo trafisse nel ventre, inchiodandolo a terra.
Il balestriere provó a far partire un quadrello dalla balestra. Si trovava solamente a due metri da Percival, da quella distanza il quadrello avrebbe perforato persino un’armatura di Mithral. Ma il dardo rimbalzó contro lo scudo verde smeraldo del cavaliere, che, pronto, fece un fulmineo balzo in avanti e con un affondo colpí il collo della guardia.
Damian aveva alcune ferite, cosí come il soldato che aveva davanti. Provó con una finta verso destra ma il suo avversario era ben allenato e non ci cascó. Contrattaccò con un calcio che prese Damian nel petto e lo scaraventó a terra, dopodiché gli andó sopra per finirlo. Con un gesto disperato, l’ex-soldato prese una manciata di terra nella mano e la lanció nel viso alla guardia, la quale si coprí gli occhi, mezza accecata. Damian raccolse la spada e gli tiró un fendente all’altezza della caviglia, facendolo crollare a terra. Si alzó in piedi pulendosi del sangue che gli usciva dal labbro e conficcó la punta della lama nel petto del suo avversario, uccidendolo.
In questi pochi minuti di caos, il gruppo non aveva fatto caso al secondo edificio con il tetto in legno. Con un boato le scheggie volarono ovunque e dal soffitto della piccola baracca uscí fuori una creatura: ampie ali rosso fuoco, il muso allungato e denti affilati come spade. Baltazar lo vide ed esclamó “un dragonnell”.
Insieme alla creatura era uscito un altro soldato, armato di lancia. Caricó senza pietá Damian, che stremato, non riuscí a schivare il colpo. Venne trafitto e la punta della lancia lo trapassó parte parte.
Percival riuscí solamente ad urlare “No! Damian!” e incominció a scendere a corsa le mura.
Il dragonnell spiegó le sue ali e prese il volo. Baltazar lo fissava, e senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo incominció a recitare un incantesimo. La bestia alata vide Mogh e caló in picchiata.
“FAN FARIM!”, dal libro del mago uscirono delle catene illuminate di una luce dorata. Seguirono la traiettoria del drago e lo intercettarono. Le catene si avvinghiarono intorno al dragonnell e lo trascinarono a terra.
Nel frattempo Piumino era uscito dalla porta al piano superiore della torre e vide la terribile creatura che veniva scaraventata al suolo. Preparó l’arco e disse “caccia grossa oggi”.
Percival era arrivato nel punto piú basso delle mura e senza pensarci si tuffó addosso al soldato armato di lancia. L’impatto fu violento, non era certo se fosse uno dei suoi ossi ad essersi rotto ma non ci pensó un secondo di piú. L’ultima guardia si trascinava a terra cercando di raggiungere la sua lancia. Troppo lento. Percival gli era giá sopra. Con un colpo netto gli tranció il braccio e con la stessa maestria gli staccó la testa.
Il dragonnell si era rialzato, le catene magiche facevano si che la bestia non potesse piú volare ma, anche a terra, rimaneva comunque un pericolo. Con la bocca spalancata e i denti ben in vista si giró verso Baltazar, che rimase paralizzato dalla paura. “Su bestiolina, sono tutto carne ed ossa. Non vale la pena di mangiarmi, non c’é un giusto rapporto di costi e benefici!”. La creatura provó a fare uno scatto verso il mago ma Piumino aveva già scoccato. Con una velocitá pari a quella del suono, la freccia trapassó l’occhio del Dragonnell e si conficcò nel terreno. La creatura rimase per qualche secondo ferma, come se fosse intontita, dopodiché stramazzò al suolo.
Il forte era libero.
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